Vittoria netta, infine, da parte di Nicolas Sarkozy. 53% indiscutibile.

Ieri sera non ho scritto in quanto ho passato la serata fuori a sentire che sapore aveva l’aria di questo post elezioni. Qualche riflessione veloce allora.

Sarkozy e queste elezioni sono una novità per la Francia, per la prima volta il personaggio, il candidato sono passati davanti alle idee e al partito. Proprio per questo la reazione è stata cosi forte, Sarko o si ama o si odia, e se indubbiamente la maggioranza dei francesi paiono amarlo, il resto del paese non prova dispiacere per questa elezione, ma risentimento quando non odio. E questo sentimento non porterà di certo a nulla di buono in futuro.

Il risultato annunciato delle elezioni l’ho vissuto assieme ad alcuni amici in un bar nell’undicesimo ieri sera, i commenti raccolti sono stati lapidari e significativi penso. Dapprima mi hanno chiesto cosa voglia dire avere cinque anni di Berlusconi, spiegando che per loro non c’è differenza, che il candidato Ump non ha nulla da spartire con Chirac o i predecessori, ma come per loro rappresenti direttamente un modo sbagliato di intendere la vita, di leggere il mondo. Troppo manicheo, troppo populista, sulla via di Bush e Berlusconi dicevano. Il mondo è complesso e la paura della gente spinge a rifugiarsi verso candidati cha fanno di una semplicità manichea la propria bandiera. Sarà difficile risolvere cosi i problemi viene tuttavia da pensare.

Il primo discorso fatto dal neopresidente mi ha, lo ammetto preoccupato. Capisco il mio essere deviato dalla semiotica, il mio mettermi ad analizzare cose che normalmente non ci si mette a leggere nella bocca degli altri, ma ci ho trovato una sete di potere che non posso apprezzare. Non posso apprezzare qualcuno che voleva a tutti i costi fare il presidente della Repubblica, qualcuno che appena eletto ha assunto atteggiamenti che mi ricordano il suo compare italiano, unti entrambi (a giudicare dai loro movimenti, dagli sguardi, dai gesti) dallo spirito divino per cambiare il paese e il mondo intero. Mi ha preoccupato anche il ripetere puntualmente tutti i punti della campagna elettorale, tra cui l’appiattimento sulle posizioni statunitensi (proprio mentre gli USA cercano di allontanarsene) e l’emorragia di promesse e cambiamenti epocali da fare nel giro di poche ore. Se non altro sospetti.

Ci siamo poi diretti verso place de la Bastille per andare a respirare un po’ di aria proveniente direttamente dal ventre profondo degli sconfitti. Verso le dieci di sera sono cominciati gli scontri con la polizia, proseguiti tra Bastille e Republique fino a tarda serata. Tornando a casa, fermandomi un attimo a parlare con un poliziotto di guardia all’Eliseo (ci abito vicino…) mi ha detto che era cosa comune un po’ in tutta la Francia. Ho visto infatti una volta rientrato che scontri simili si erano verificati nelle banlieue parigine (buona parte dei quali provocati ad arte da una polizia che ora si sente con le spalle molto più coperte, come indica questo articolo di Le monde), e nelle principali città di provincia. Anche qui un candidato eletto che giunga a provocare scontri senza aver ancora preso nessuna decisione fa notare lo stato di alta tensione cui il paese è sottoposto in questo momento. Nessuno scontro di grandi proporzioni per ora e per fortuna, ma i prossimi anni non so preannunciano per nulla tranquilli se cominciano cosi.

Appena avro tempo cercherò magari di postare qualche foto degli scontri della serata.

3 thoughts on “Un quinquennio di tensione per Sarkozy?”

  1. “facite ammuina, chilli che stanno ‘ncoppa vanno abbascio”? la conosco, come no 🙂
    grazie, ho capito la distinzione. poiché tu hai scritto che alcuni nel bar ti hanno detto che non vedevano differenza, ho provato a dire le differenze che vedo io, seppure da lontano.
    non è bello che sarkozy non si sia espresso sui disordini. è anche vero che una rivolta preventiva equivale a non accettare l’esito delle elezioni, come ha fatto la royal, e non è il miglior viatico per un dialogo. vedremo, speriamo bene.

    ciao 🙂

  2. Dunque, ho fatto qualche distinzione in quello che ho detto, forse non si è capita bene.
    Sarkozy soglia sia a Bush che a Berlusconi per via di vedere le cose in maniera manichea all’interno di un mondo sempre più complesso.

    Laddove i problemi sono risultato di in numero indefinito di variabili, lui come gli altri due politici citati ad esempio ne sceglie una sola e ritiene di poter risolvere il problema regolando solo quella. Problemi di criminalità in banlieue? Si manda più polizia. La banlieue sono in rivolta? Si manda altra polizia e al massimo si allerta l’esercito.

    Questo credo non voglia dire saper risolvere i problemi, anzi, pero fa vedere il movimento, il decisionismo, quello che porta voti. Mi ricorda molto l’ammoina marinara, non so se la conosci, magari le dedicherò un post prima o poi.

    Royal nel suo modo di rompere col passato vi rimaneva comunque legata, attraverso l’utilizzo delle relazioni di prossimità, della famiglia e dello stato.

    Sarkozy rompe nel vero senso della parola, sostituendo l’individualismo al collettivismo, sostituendo la logica dei numeri chiusi (nel senso della logica matematica che considera una sola variabile) a quella vecchia della mediazione.

    Mi pare un modo di porsi incompatibile con la modernità. Per questo, a priori non posso trovare molto di buono in lui, al di là della collocazione politica e delle idee.

    Spero ovviamente si dimostri un vero politico e moderi quanto detto fino ad ora, dedicandosi ad un certo dialogo. Ma non ci spero molto e non ci sperano neppure tutti coloro che nelle ultime 48 ore hanno protestato in maniera più o meno violenta.

    Giusto per rimarcare la rottura Sarkozy è andato a riposarsi a Malta, preparando il nuovo governo e non ha commentato gli incidenti post elettorali (che finora hanno portato ad oltre 700 arresti), non presenziando neppure all’odierna cerimonia per la vittoria, lasciando il presidente uscente da solo.

    Rottura se ne vede, ce ne sarà, ma temo che sia in direzione del passato e non del futuro. Sarkozy sembra un uomo piccolo (di statura e di idee) e legato al vecchio mondo. La Francia, il nazionalismo, l’identità nazionale eccetera non so quanto possano essere idee di rottura quando dovremmo fare ben altri salti in avanti per affrontare le grandi sfide del nuovo millennio.

    Non voglio dire che non si possa riuscire nelle nuove sfide con vecchi strumenti, ma mi pare, a priori, alquanto più improbabile che farlo usando gli strumenti adatti al tempo.

  3. guardando da lontano faccio un po’ di fatica a vedere le analogie tra berlusconi-bush e sarkozy. ho visto buona parte del débat con la royal su youtube, ho ascoltato il discorso di ieri, e la mia impressione è quella di un politico con il senso dello stato che vuole fare politica vera, non di un garante di una lobby (o meglio di un sistema articolato di lobby) come è berlusconi e con qualche differenza anche bush. ha idee e convinzioni forti, ha accenti populistici (ma anche la royal, mi sembra), ha sicuramente una grande considerazione di se stesso, ma sono deformazioni molto comuni tra i politici che sono capaci di guadagnare un così vasto seguito popolare, e non solo a destra. non mi sembra niente di irrimediabile. voglio vederlo alla prova, e voglio vedere se è in grado di suggerire spunti diversi e nuovi modelli alle destre europee.
    cosa ha detto, come si è espresso sugli incidenti nelle banlieue?

    ciao 🙂

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.