Vorrei, all’interno di questo post chiarire un poco alcune posizioni che mi sembrano poco chiare all’interno della polemica sviluppatasi durante gli ultimi giorni in seguito agli ormai tristemente famosi video trasmessi via Google o Youtube. Vorrei inoltre che tutti ne tirassimo le logiche e razionali conseguenze, giusto per renderci conto che normalmente non siamo né logici né razionali.

Lasciando da parte in questo caso l’ipocrisia della nostra società che già descrivevo in un post di qualche giorno fa, credo che ci siano alcuni chiarimenti da indirizzare da un lato ai politici che dovrebbero occuparsi di temi come quelli attualmente sotto i riflettori, dall’altro invece agli utenti delle reti. Alcune pillole di chiarezza, alcuni particolari maledettamente rilevanti. Per i signori al governo, in particolare mi riferisco al ministro Fioroni e al ministro Gentiloni (Non so e quanto il guardasigilli Mastella dovrebbe intervenire nel dibattito, al di là della mia opinione personale nei suoi confronti) vorrei ricordare che le leggi italiane dovrebbero applicarsi in maniera uniforme su tutti i cittadini.

Questo significa che quando esse vanno a regolamentare un nuovo ambito, dovrebbero equipararsi a quanto avviene negli altri. Ora, non sta scritto da nessuna parte che equiparazione sia identico a Traslazione. Nel senso che le leggi che regolamentano la stampa devono si essere riportate nello stesso modo sulle forme di libera pubblicazione ondine, ma, e qui sta la chiave del gioco, se cambiamo i fattori in gioco, lo stesso modo può ottenersi solamente cambiando le leggi stesse.

E inutile fingere che blog e giornali siano la stessa cosa, sono due media che obbediscono a regole diverse e, di conseguenza, per ottenere la stessa legislazione essa deve essere diversa. A repressione non può funzionare, da un lato perché finora le nuove tecnologie hanno sempre permesso di trovare una scappatoia, dall’altro perché altrimenti essa dovrebbe funzionare nello stesso modo anche oltre internet.

Facendo un esempio chiaro possiamo dire che oggi si vuole equiparare il gestore di uno spazio web ad un direttore di testata giornalistico, rendendolo quindi responsabile civile e penale di quanto detto nel suo spazio digitale. Questo per proteggere i terzi (il pubblico) da tutto cio che di nocivo potrebbe essere detto o mostrato.

Mi aspetto quindi che nello stesso tempo si equiparino ai direttori di giornali anche tutti i gestori di spazi reali aperti al pubblico e, nel caso essi non provvedano a cancellare eventuali clienti maleducati, mi aspetto siano ritenuti responsabili delle male parole di questi ultimi.

Mi aspetto nello stesso modo che i presidenti di camera e senato siano responsabili di tutte le idiozie che si dicono quotidianamente all’interno delle camere e che siano perseguiti penalmente per questo.

Mi aspetto che quanto detto da ogni singolo alunno o insegnante ricada sottola diretta responsabilità di Fioroni in persona. Tutto ciò sarebbe più che logico credo se non fosse che siamo abitati a comportamenti differenziati in luoghi differenziati. Semplicemente non conosciamo il luogo “internet” e di conseguenza non sappiamo come comportarci all’interno dello stesso. Per questo cerchiamo di importarvi modelli propri di altri universi. Per questo sbagliamo.

Per i frequentatori più assidui della rete vorrei invece ricordare un problema serio del nostro paese che viene tuttavia ricordato solo quando fa comodo. L’ignoranza. L’Italia è un paese fortemente impregnato di ignoranza, uno dei paesi sviluppati col minor numero di laureati, di diplomati, di secolarizzati, di alfabetizzati.

Proprio per questo è più facilmente preda della demagogia, della mediocrità di una classe politica che altro non è che la rappresentazione del paese stesso. A chi cerchiamo di nasconderlo?

La cosiddetta rete sociale è una minorità che non viene ascoltata principalmente perché non viene compresa, ma del resto essa fa poco o nulla per farsi comprendere dal resto del paese, presa com’è a portare avanti il proprio personale sviluppo, la propria affermazione personale.

Noi tutti stiamo qui a parlare di web 2.0 e forse ormai di web 3.0 quando neppure un italiano su due utilizza internet, quando pochi sanno cosa sono e come si utilizzano veramente i blog, quando nessuno o quasi si interessa di neutralità della rete perché semplicemente non ha neppure mai sentito il termine in vita sua. Non siamo un paese come la Francia, come gli Usa, come i paesi baltici, siamo un paese da terzo mondo informatico e la nostra preoccupazione più che inseguire l’ultima moda tecnologica dovrebbe essere quella di fare fronte comune per portare la rete a tutti, per creare educazione informatica di base.

Ma questo non darebbe molta soddisfazione vero? Il problema è che cosi facendo la maggioranza del paese, quella di chi non usa la rete, di chi non sa come funziona, continuerà a decidere con i propri criteri quali sono le misure da adottare e se del caso comincerà o continuerà a censurare. Non ci troviamo di fronte ad un ministro che non capisce che il suo blog è infestato da spam piuttosto che da un attacco di hacker, non ci troviamo di fronte ad un ministro che propone deliberatamente la censura, ci troviamo di fronte ad un ministro che è specchio perfetto dei suoi elettori. E il cambiamento non può avvenire dall’alto.

Quindi cari colleghi di post, non sarebbe forse il caso di scendere tutti dai nostri piedistalli da cui guardiamo tutti dall’alto in basso consci della nostra cultura per cominciare a spingere qualcuno su quello stesso piedistallo? Se io sto proseguendo i miei studi per fare un lavoro di questa necessità etica di spiegare, di dare chiavi di lettura agli altri, perché in così pochi sembrano disposti a farlo. Che ci si pensi due volte prima del solito post negativo.

Oltre alla critica, cosa sto proponendo di positivo per cambiare la situazione?

Layla Pavone proponeva qualche giorno fa un comitato permanente per l’informazione su internet. Sono d’accordo, che si faccia un’associazione capace di porsi ai massimi livelli nazionali quanto a qualità. Che si selezionino persone capaci di studiare, di offrire un contributo valido, ma soprattutto che si selezionino persone con larghe vedute, capaci di comprendere come sia solo l’educazione a fare la differenza oggi. Sì, proprio quella complicata da dare, quella che per questo sembra tutti vogliano abbandonare.

La mentalità è la prima cosa da cambiare.

P.S.

Per la cronaca, come spiega Stefano all’interno di questo suo post la gestione di file o di contenuti in hosting è regolamentata da una norma europea del 2001 che, lo ricordo, ha valore prioritario rispetto alle leggi del governo italiano. Quindi in questo caso un’iniziativa opposta del nostro legislatore sarebbe in contraddizione con la norma europea e di conseguenza non valida. Ringraziamo dunque l’Unione Europea e il fatto di esserci aggregati a paesi un po’ più “civili”!

4 thoughts on “Equiparando i reati”

  1. Oddio, sono proprio fuso, ho messo il nome di un link al cognome dell’altro e viceversa… Ho bisogno di una vacanza e correggo!

    Grazie della segnalazione e scusami…

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