Il tema dell’autoreferenzialità è esploso alla fine, le critiche, i pensieri a lungo covati saltano fuori e tutti attaccano tutti. Personalmente me ne tiro abbastanza fuori. Il moi pensiero credo sia ormai noto e abbastanza chiaro.

Cosa NON va nella blogosefra italiana? e c’è una blogosfera italiana di cui possiamo parlare?

In principio non condivido l’idea che siano blogger solo quelli che fanno certe cose, quelli che discutono certi argomenti in certi modi. L’adolescente su myspace è molto più blogger, dentro, di tutti i blogger tecnologici. Questo perchè lui è nato dentro l’intermedialità della rete, questo perchè per lui il tipo di scrittura da blog, quella vicina all’oralità per intendersi, è una cosa normale, non è qualcosa che ha imparato. Loro sono più blogger di noi. Più spirituali forse.

Non condivido inoltre una certa idea tutta negativa dei media. L’idea usata e strausata che l’agenda setting sia una cosa cattiva e che i media tradizionali siano il male contrapposti a noi che siamo il bene. Ho già cercato di dimostrare in passato come i vecchi e i nuovi media siano in gran parte basati sugli stessi identici principi e come siano solo la differenza di scala e numero a creare davvero la differenza. Dire che i giornali o le televisioni sono cose incredibili, che sono il male del paese, e credersi salvatori facendo nel nostro piccolo le stesse identiche cose mi pare altamente ipocrita. Ma abbastanza comune nel nostro ambiente.

Non condivido il fatto che l’arrivo del denaro nel blogging sia un cosa buona. L’attenzione delle aziende, del settore economico non puo che fare male al blogging in questo momento, proprio perché esso non è ancora codificato, non possiede un’identità affermata capace di resistere in maniera abbastanza solida alle pressioni esterne. Ma di questo parlero maggiormente a Roma e in due articoli che saranno pubblicati nel nuovo anno.

L’autoreferenzialità è palese, basta guardare come abbiamo usato la notizia della copertina di Time della settimana scorsa o come abbiamo trattalo le web 3 o infiniti altri argomenti. Quanti ne abbiano parlato e quanti abbiano detto qualcosa di interessante. davvero in una comunità ristretta come questa emergono le notizie e le persone più rilevanti o emergono piuttosto quegli argomenti che rinforzano la comunità stessa? Credo sia una questione da porsi, è un processo comune a tutte le minoranze. Io ho evitato appositamente di parlare di alcune di queste cose ad esempio, infastidito dal coro unanime di vittoria che si è levato. E’ stato solo, a mio avviso, un ridicolo e uso proprio la parola ridicolo, coro (con le santissime dobvute eccezioni) di voci che dicevano a sè stesse quanto erano brave, quanto gli altri non se ne fossero accorti e quanto non servisse ora che gli corressero dietro. Anche se tutto fosse vero, e in gran parte forse lo è, che atteggiamento è questo da superiorità intellettuale, quasi razziale. Da sentimento di casta pura e semplice. A cosa serve soprattutto?

Credo che l’unica cosa da fare per i blogger sia espandere il metodo, attrarre altri, far conoscere questo nuovo metodo a più persone possibile cercando di massimizzarne i lati positivi. Invece l’idea che tanti hanno o arrivano ad avere è quella di essere semplicemente precursori, di poterne trarre un buon lavoro, un sentirsi migliori degli altri. Neppure le avanguardie (cui dedichero il post di domani) hanno spesso mostrato questo lato di arroganza.

Non mi piace, e lo dico esponendomi ad eventuali critiche.

A me piace l’idea del blog come di un qualcosa in cui ognuno puo dire la propria e chiedere il pensiero degli altri, lasciando fuori differenze, ipocrisie ed economia. Eppure diventa sempre più difficile, si sente una mancanza, anzi, sento una mancanza…

14 thoughts on “Grande caos in blogosfera”

  1. ciao Simone.
    mi piace molto questo tuo pezzo e ne pubblicherò (or ora) l’inizio con il link ‘continua a leggere’ qui da te.
    mi interessa molto il discorso; da noi, su MRT, stiamo tentando di ragionare su una cosa del tipo “non staremo sprecando internet”?
    se hai qualcosa in contrario, segnalamelo e provvediamo a togliere il post.
    (è un bel modo per rileggerlo dopo un anno – io l’ho letto ora per la prima volta)
    ciao
    e.

  2. Spero più che altro di risultare comprensibile. E breve, che è Natale!

    Io faccio ricerca su un argomento: le modificazioni che la scrittura elettronica sta apportando e apporterà al metodo con cui l’uomo significa, di conseguenza al modo in cui pensa e al modo in cui gestisce le informazioni.

    Secondo me il passaggio dalla materialità all’immaterialità della scrittura porterà modifiche che neppure riusciamo a cogliere oggi, a livello cognitivo soprattutto. Il blog è un primo esempio che sto studiando. Per scrittura digitale vicina all’oralità non parlo di certo di abbreviazioni e sms style, parlo di un modello di scrittura in divenire, costruito sul modello ipertestuale e che sarà privo (ritengo) di un’intentio auctoris da intendersi al senso echiano.

    Tutti noi che ci spostiamo dal materiale all’immateriale tendiamo a portarci dietro le vecchie abitudini, i nuovi no. Quando parlo di scrittura oralizzata intendo una scrittura a flusso, senza un punto di lettura privilegiato, senza un inizio ed una fine stabiliti a priori. E’ un modello verso il quale si tenderà, secondo il mio pensiero, anche se oggi non appare ancora. Gli influssi di questo processo sulla semiotica umana, sulla stessa cognizione, sulla memoria non saprei ancora definirli, ma questi sono i termini in cui parlo.

    All’interno di questo campo la definizione di blogger, di scrittura da blog ha un suo senso. La scrittura da blog presto sarà codificata, sarà un passo ulteriore dopo le chat e le email, più veloce e dedita ad un contesto difficilmente definibile à se stante, più rapida ad essere modificata in seguito, allungata, corretta e cosi via. Questo intendo con i termini.

    Spero di essere stato quasi chiaro, massimo lamentati della mia nebulosità e ritento, mal che vada tra un anno e mezzo esce la tesi di ricerca!!!

  3. Onestamente, sebbene condivida diversi punti del tuo discorso, non capisco perchè ti ostini ad arroccarti su questa posizione da “smettetela di fare la Compagnia delle Indie”, o anche “smettetela di fare i fighi senza motivo”.
    Non che il il concetto in sè sia sbagliato ma secondo me stai assolutizzando la visione.
    Scrivi: “L’adolescente su myspace è molto più blogger, dentro, di tutti i blogger tecnologici.”
    I blogger non esistono. Davvero. Se leggi un po’ di blog sai bene che è così, che tutti scrivono in modo diverso, che molti non scrivono di tecnologian e che molti fanno riferimento alle conversazioni di altri, perchè si può scegliere di far funzionare il meccanismo così.

    Ti ricito: “Questo perchè lui è nato dentro l’intermedialità della rete, questo perchè per lui il tipo di scrittura da blog, quella vicina all’oralità per intendersi, è una cosa normale, non è qualcosa che ha imparato.”
    L’adolescente è, certo, nato e cresciuto con la Rete, ma dire “il tipo di scrittura da blog” non vuol dire niente per lo stesso discorso di cui sopra. Da quel che dici mi pare che tu faccia riferimento alla scrittura da sms (forse sbaglio) con abbreviazioni e simili.
    Per piacere, mi puoi spiegare perchè questo dovrebbe essere il tipo di “scrittura dal blog”?

  4. Lo spero Maurizio e del resto da tempo sto facendo il possibile perché quest accada. Sarebbe una piccola e bella vittoria personale ancor prima che collettiva.

    Ora lavoriamo, vedremo cosa siamo capaci di fare…

  5. Queste discussioni che sono emerse anche in modo forte e deciso stanno facendo bene. Credo che la consapevolezza di quanto scrivi oramai ci sia.
    Sono convinto che il prossimo BarCamp di Roma, a cui purtroppo non potrò partecipare sarà un evento importante perchè metterà in circolo nuove idee e metterà insieme le persone. Ognuno porterà una diversa visione che rappresenterà una sfaccettatura dei mille modi di intendere la rete. E’ il momento di essere positivi, io mi metto all’ascolto con grande fiducia. Sono sicuro che non mi sbaglio.

  6. Urca un nuovo lettore guadagnato… E pure di quelli al centro del grande impero blogosferico…

    Cominciate ad essere una responsabilità, mi toccherà scrivere meno connerie nei post!

  7. @ Sw4n
    Il mio ego ti ringrazia molto. Io leggendo ho sorriso. Entrambi ci siamo divertiti!

    @ Giuliana
    Sisi, ci vado proprio giù pesante. Qui, in alcuni, comincia ad esserci un’aria di superiorità che non mi piace molto, una convinzione di essere nel giusto mentre tutti sbagliano e una sopravvalutazione del proprio ruolo.
    Per divenire davvero consci della nostra importanza e saperla esportare bisogna comprendere prima i nostri limiti.
    E credo gran parte del danno attualmente arrivi dai media tradizionali che stanno dando importanza eccessiva ad un certo tipo di blog, cavalcando un’onda che essi stessi hanno creato come fanno sempre (le ondate di cani assassini, di rapine in villa, di stupri e cosi via, come scordarle?).
    Ci vuole un sano ritorno alle origini se vogliamo, a quando scrivere su internet non aveva a che fare con la gestione di potere, di un’audience, ma con l’espressione del proprio pensiero.
    Ma vedo anche come molti stiano sentendo la necessità di cambiare e come ad esempio ci siano già abbastanza interventi al prossimo Barcamp che si interrogano su questa situazione di stallo. Per discutere. E trovare la strada migliore per uscirne attraverso il dialogo. E qui deve stare la nostra forza.
    Un saluto

  8. ci vai giù pesante, Simone, e non posso non essere d’accordo con te. lo spirito è spesso quello di casta, benché, dato non secondario, la casta si senta soprattuto tra chi, professionista o comunque tenutario di blog professionale, ha sviluppato un forte livello di autocoscienza. per fortuna, come sottolinei tu, la blogosfera non è solo questo.
    quanto alla faccenda del time, un applauso alla testata, che ha fatto un’operazione dal mio punto di vista parecchio demagogica. dando ai bloggers di che parlarsi addosso ancora una volta (poi c’è chi l’ha fatto con grande ironia, e allora chapeau), e dando agli altri un nuovo mito.
    un saluto
    giuliana

  9. credo che tu abbia profondamente ragione. sulla questione di time poi, forse sfugge che il loro obiettivo è vendere giornali, quindi in copertina ci mettono i personaggi che tirano di più. fanno il loro mestiere e lo fanno bene. una cosa ho notato nelle reazione che ho raccolto in giro per la blogosphera: alcuni commentatori hanno attaccato l’articolo con una spocchia incredibile. c’era sottintesa la domanda: perchè parlano di cose che non sanno? perchè non chiedono a chi sa?
    io credo che tutti noi che abbiamo un blog, di qualsiasi tipo, siamo e dobbiamo rimanere persone che scrivono per condividere. c’è poi chi lo fa per denaro, con pubblicità o meno, ma non è questo il punto: se scrivi cose interessanti ti leggo, se no, passo.
    scriviamo, non lanciamo razzi interplanetari. scriviamo come scrive l’uomo da migliaia di anni. quindi voliamo bassi, siamo umili e condividiamo i nostri pensieri. se troviamo altre persone che la pensano come noi, bene. se la pensano in modo differente, meglio: si può discutere.

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