Il nichilismo è tremendamente alla moda. Ho visto oggi in edicola il nuovo numero speciale del Magazine Littéraire dedicato appunto al nichilismo. A lezione lunedi scorso si parlava di nichilismo. Lovink vede nei blog un atto nichilistico…

Potrei continuare ancora a lungo a citare esempi di varia fattura sull’argomento e forse non sarà una novità per nessuno di voi. Il nichilismo è la filosofia di questi tempi; un insano ritorno a kierkegaard, uno dei miei filosofi preferiti tra l’altro.

Approfittero allora di queste righe per tracciare alcune direttrici di riflessione sul nichilismo, tremendamente ambiziose, ma senza alcuna pretesa di correttezza o volontà di persuasione. Giusto qualche appunto.

Il nichilismo prima di tutto è cristiano. Giudaico-cristiano se preferite.  Giudaico-cristiano e tecnologico per essere precisi.

Il mondo greco non conosceva il nichilismo, l’universo era visto come Cosmos, come insieme perfettamente ordinato di oggetti, retti da relazioni immutabili cui persino gli dei dovevano inchinarsi. Le idee perfette erano il filo rosso che teneva l’intero sistema in piedi. idee chiuse nel loro mondo superiore e solo rappresentate nel mondo reale che agli uomini era dato conoscere.

Il mondo ebraico e cristiano, al contrario, parte da un presupposto opposto, la creazione del mondo da parte di un Dio eminentemente buono. Dio crea il reale e con esso il nichilismo (la stessa idea di creazione contiene infatti in se la possibilità che quello che viene creato possa tornare un giorno a non esistere. Da qui la radice del pensiero e della fascinazione verso il nulla, verso il momento pre-creativo).

Altra domanda che sorge da questa condizione: se Dio è immensamente buono, il male che attanaglia il reale da dove sorge? Ma dalla materia ovvio, da dove senno? Di conseguenza una seconda volontà nichilistica, quella contro il materiale, quella contro la realtà. Desiderio questo che vedo come una delle componenti basilari della moderna tecnologia e dell’informatica, desiderio di immaterializzare, di eugenizzare l’universo dall’impurità del corpo e per il benessere dell’anima immateriale.

Perché ho tirato dentro anche la tecnologia? Semplice direi, oltre al motivo sopraccitato credo si possa anche agevolmente sostenere come la scienza moderna sia legata alla religione  e si sia configurata come “scienza teleologica”. Se il mondo greco suddivideva tra mondo dell’imperfezione, la terra e mondo della perfezione, il cielo, la cultura giudaico-cristiana si è per lungo tempo limitata alla morale, non preoccupandosi della materialità e di quanto ad essa legata. Proprio per colmare questa carenza Aristotele venne ripreso durante il medio evo e integrato nella dottrina cristiana, culminando nell’oper di Tommaso d’Aquino.

La scienza moderna che nasce con Galilei si ritrova a scoprire che la terra e i cieli sono identici. Imperfetti il primo come il secondo, ma trovano la pronta via di fuga. La perfezione matematica che reggerebbe il reale e permetterebbe di riunificare terra e cielo in una nuova perfezione non visibile in maniera immediata, ma tuttavia presente. Galilei, Newton, Cartesio e Pascal rendono la scienza stessa teleologica, la rendono come il solo mezzo dell’uomo atto a dimostrare questa divinità immanente al reale. La scienza di oggi non ha minimamente cambiato prospettiva nonostante le crisi dovute alle scoperte subatomiche del primo novecento. Essa pretende ancora di porsi fuori dal reale grazie all’utilizzo del linguaggio matematico, di comprendere il mondo in maniera esterna, esattamente come potrebbe fare un Dio creatore. La scienza stessa, in un periodo di carenza di fede, è capace di acquisirne per se, di pretendersi destinata a trovare e a manifestare la divinità stessa.

La scienza inoltre ci porta altri due doni grazie alle proprie scoperte:

Da un lato essa ci mostra la neutralità del reale. Se prima, finché esisteva un mondo perfettamenet immutabile e ordinato, la morale era preesistente, andava semplicemente cercata nella natura, ora la tecnica assule il ruolo e la possibilità di iniettare del bene o del male in questo mondo neutro. La tecnica moderna (strettamente e inscindibilmente legata alla scienza e non intesa alla greca, come saper fare materiale) è teleologia pura, si assume anche il ruolo di ripulire, di migliorare il mondo, di farlo buono. O incredibilmente malvagio…

Dall’altro lato la scienza ha scoperto il segreto dell’atomo. E ha saputo fornirci le chiavi per le armi termonucleari, portando il nichilismo ultimo sulle prime pagine di ogni società moderna, nelle valigette rosse di tanti capi di governo. La decisione ultima, nichilistica, di ripulire il mondo, di rendere puro e buono il reale si trova ora in mano all’uomo stesso.

Le società industriali, basate su questo tipo di scienza/cristiana prevedono la propria fine direttamente all’interno del loro paradigma ascendente. Internet e la nuova tecnologia digitale non mi sembrano distaccarsi troppo da questo tipo di pensiero. L’abbattere i media tradizionali e il non sapere come sostituirli entra perfettamente in questo schema di autodistruzione come dice in maniera assai chiara Geert Lovink.

Ora quello che io mi chiedo è… In un periodo di rivolgimenti incredibili come questo (simile se volete agli ultimi anni di vita dell’impero romano), puo questo pensiero nichilistico riavviare nuove visioni del mondo, come quella greca o quella gnostica e prepararsi ad un nuovo grande cambiamento? E potrà questo avvenire senza fare ricorso alla soluzione pulita e definitiva che noi stessi abbiamo creato grazie ai nostri armamenti intelligenti?

Quale è, nel sentire comune, la coscienza di tutto questo? E il pensiero ecologico, neoluddistico, new age, non sono forse altrettante forme di manifestazione di questa situazione di tensione e di attesa al tempo stesso? Voi che ne pensate?

Concludero dicendo che…Sartre? Kierkegaard (di cui consiglio a tutti la lettura!) credo facciano un baffo ad ogni blogger minimamente consapevole dell’anno di grazia 2007… Nichilisti da strapazzo quelli, altro che noi…

8 thoughts on “Nichilismo pret à porter”

  1. Capisco il dubbio, ma ti invito a considerare meglio l’originalità del Cristianesimo rispetto alle due tradizioni filosofiche per le quali la novità cristiana è stata un terreno di incontro, di confronto e di cambiamento, più che di scontro. Il fatto capitale ed essenziale del Cristianesimo (che è la risurrezione) può essere considerato, nelle sue sconvolgenti implicazioni filosofiche, o come la negazione delle tradizioni filosofiche preesistenti (e fu la reazione dei saggi dell’Areopago al discorso di San Paolo), o come una risposta imprevedibile che è pertinente, nel profondo, alla ricerca filosofica precristiana e che ha costretto la speculazione a cambiare marcia e obiettivi. Questo fatto, a mio parere, è stato più potente delle istanze che ancora quelle tradizioni erano capaci di sostenere.
    Se consideri i fatti da questa prospettiva vedi piuttosto le tentazioni gnostiche delle origini e poi quelle risorgenti qua e là nella storia come tentativi di “coprire” l’originalità del cristianesimo, e non il contrario. E forse potresti ipotizzare che il nichilismo moderno dipende proprio da una nuova affermazione dell’ispirazione gnostica, coadiuvata dal ruolo della scienza brandita dai pensatori in chiave antimetafisica, a scapito della vera filosofia cristiana, che non ha mai pensato di legare la questione del senso (o della “salvezza”) a una “tecnica”,a un “saper fare” o a una “conoscenza” (a una “gnosi”, appunto).

  2. Quello che mi chiedevo era proprio questo. Possibile decidere quale sia davvero il pensiero chiave del primo cristianesimo dopo che per i primi tre secoli hanno convissuto due filosofie estremamente diverse e poi quella vincente ha passato i duemila anni successivi a tentare di coprire la prima?

    Non penso sia cosi facile, andando anche indietro nel tempo, prima di Paolo ad esempio, mi pare non ci siano gli elementi per una risposta univoca…

    Ma in fondo io non sono assolutamente esperto di tutto questo! Quindi mi produco giusto questi dubbi!

  3. Simone, è bene parlare sempre di ciò che interessa e di ciò che si vive. tu hai la fortuna (e il merito) di vivere un’esperienza da studente ad alto livello su una materia che, almeno per quel che mi riguarda, è appassionante come poche. segui le tue passioni, e non sbagli: fregatene degli accessi 😉
    sul primo punto può darsi che tu abbia ragione: non sono fresco di studi e dovrei andare a rivedere alcune cose, ad esempio il fondamentale “i greci e l’irrazionale” di dodds che avevo preparato per l’esame di filosofia antica.
    sul secondo punto sono in completo disaccordo, e qui mi sento di andare un po’ più sul sicuro. lo gnosticismo è stata sempre una tentazione a lato ed esterna, ma l’origine e il cuore dell’esperienza cristiana non è gnostica (perché è la risurrezione) e ha combattuto lo gnosticismo con tutte le sue forze, dai padri apologisti a sant’agostino e oltre. è la questione della componente greca e platonica (o meglio neoplatonica) che è molto importante nella formazione della filosofia cristiana ma tende sempre a “invadere” troppo. sta di fatto che il depositum fidei è quanto di meno gnostico si possa immaginare ed è stato sempre difeso con successo, e insegnato coerentemente. nel medioevo lo stesso: le componenti gnostiche hanno dato origini alle eresie come quella dei catari (che vedevano appunto il corpo e la materia come male), sempre combattute dalla chiesa, spesso purtroppo attraverso la violenza dei principi, ma anche attraverso esperienze religiose di grande impatto sul popolo, come quelle di francesco e domenico.
    sono sicuro che troverai facilmente, soprattutto in francia, testi e autori per chiarirti meglio di quanto possa fare io questo punto fondamentale.

  4. Dunque…Alessandro, hai ragione.

    O meglio, concordo a metà sulla prima cosa che dici e mi rendo conto di aver omesso una cosa importante che ti ha fatto formulare, credo, la seconda…

    Dunque, pur non essendo un ellenista credo che l’esistenza del caos nella cultura greca sia importante solo in maniera relativa. Dal caos nascono gli Dei, dal caos si genera la lotta continua e interminabile, ma il caos non è stato inizio e non sarà fine. Nonostante Esiodo (il famoso all’inizio era il caos!)la filosofia greca ha sempre posto alla base, quindi anche prima del caos, la perfezione delle idee, di un qualcosa di perfetto e immutabile. Di conseguenza il caos e la lotta sono solo apparenti, sono l’atto di una potenza predefinita che non puo svilupparsi altrimenti. Da qui un’idea di caos che comunque non puo sfuggire alla razionalità ultima…

    Per il secondo punto invece mi accorgo di aver omesso un elemento importante. Il ruolo dello gnosticismo. Il cristianesimo è nato gnostico, è nato con la visione della materialità come radice del male contro una spiritualità pura. In seguito questa corrente è stata violentemente troncata e le si è sostituita quella cristiana moderna, legata alla scienza secondo me. Anche se, ovviamente, restano profondi legami col pensiero gnostico da cui consegue tutto il resto della discussione…

    Interessante vedere pero lo scarso interesse di discussioni come questa che travalichino la stretta quotidianità e prendano ampio spazio nel dibatitto intellettuale…

    Forse dovrei scrivere un blog su qualche gingillo tecnologico anche io per attirare più di tre lettori al giorno!!!

    Mai!!! Meglio pochi, ma buoni!!!
    Grazie ancora per il commento…

  5. un’ottima sintesi, solo due osservazioni.
    la cosmologia greca non contemplava il “nihil”, ma il “caos” sì. e la storia del cosmos era la storia della vittoria sul caos, ma era anche una lotta mai perfettamente conclusa. il fattore fondamentale del caos era la kora, la materia indistinta, increata ed eterna.
    nell’idea dell’universo giudaico-cristiana, invece, si introduce il “nihil” ma la materia è creata e non è, in quanto tale, sorgente del male. anzi, il male è la conseguenza di un atto eminentemente spirituale, la ribellione a Dio. quindi il male non viene dalla materia, che è salvata da Cristo con tutta la creazione. tanto è vero che il cristianesimo parla di resurrezione dei corpi: quanto di più radicalmente lontano dal “desiderio di immaterializzazione e di eugenizzare l’universo” che tu giustamente individui come tratto fondamentale del nichilismo posteriore all’avvento della scienza moderna.

  6. mmm; difficile i cambiamenti siano proprio indolori quando sono di questa portata. Sarebbe un mezzo miracolo mi sa, anche se credo che una buona parte dei dolori attuali non siano che l’introduzione a tutto questo…

    Conosco conosco, anche se in Italia l’ho visto solo di sfuggita, un giorno, quando avro la giornata di trenta ore riusciro a guardarlo per bene, spero!!!

  7. Speriamo sempre che i cambiamenti siano indolore…
    anche se gli ultimi episodi di questi anni lasciano presagire uno scenario tutt’altro che felice…

    Leggendo il tuo post ho pensato a Neo Genesis Evangelion… conosci?

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