Accesa discussione oggi su un documento proposto da Casaleggio sul declino dei media tradizionali e la supremazia del blog. Posto qui il commento che ho lasciato su Blognotes , invitando sempre alla prudenza in merito alle scappate che gli apprendisti stregoni del web lasciano partire troppo spesso per essere, il più delle volte, smentiti altrettanto rapidamente.

Ho appena terminato di leggere e riflettere un poco sul documento di Casaleggio e sulla discussione che ne è seguita; per quel che mi riguarda ne ho ricavato quattro punti di riflessione principali.

 

1) Indubbiamente il numero di link che conducono a un blog mi paiono essere un buon indicatore della visibilità del sito, come diceva Giuseppe, difficilmente possono dire di più al momento attuale per via del metodo con cui vengono elaborati. Bisogna inoltre considerare come il loro fattore sia esclusivamente statistico e non possa condurre a giudizi di valore a priori. Una massa di link può essere generata da molteplici fattori che nulla hanno a che vedere con una presunta affidabilità.

2) Per quanto riguarda l’influenza i miei dubbi sono grossomodo gli stessi. Ogni link viene valutato nella ricerca come avente valore identico agli altri, ma è davvero così? C’è forse qualcuno che crede davvero che un link sia uguale ad un altro? Che essere linkati dal maggior esperto mondiale in un determinato settore valga come il collegamento stabilito dall’ultimo blogger arrivato? Qui il problema di fondo è che si scambia la comunità che si crea grazie ai link con un effettivo valore del link in sé stesso. Senza la valutazione umana e soggettiva del collegamento, tuttavia, non possiamo dire che un numero di link possa valere nulla più di una migliore classificazione su qualche page rank. E’ il medesimo processo che avviene nel mondo accademico con le citazioni, come diceva Vincenzo; oltre all’opera che sta in bibliografia ci si riferisce ad un contesto dato che è necessario conoscere oltre le pagine del libro in sé, altrimenti l’errore è dietro l’angolo.

3) Credo sia piuttosto meglio cercare di stabilire l’affidabilità attraverso un processo di categorizzazione in base sia agli argomenti trattati a seconda del caso (cito sempre Giuseppe) e, perché no, attraverso un metodo più complesso di rilevamento incrociato dei link e dei post nelle discussioni che avvengono sui singoli blog (utilizzando quindi anche i tags). Credo potrebbero dare un risultato molto più attendibile. Prendere insomma un singolo dato (il valore numerico dei link) e farne fonte di attendibilità mi pare molto azzardato, non solo da un punto di vista concettuale, ma anche semplicemente statistico; una sola variabile non da garanzie.

4) Mi soffermo inoltre un attimo sul documento in sé prodotto da Casaleggio.

La mia impressione è che sia, non ho paura di dirlo, completamente ridicolo, lanciando frasi a destra e a manca sulla fine dei media tradizionali, sulla supremazia del blog e di internet, per giungere poi a darne le singole caratteristiche e addirittura ad ipotizzare una data (tra cinque e dieci anni dicono) entro cui la loro profezia si avvererà.

Io mi chiedo: in base a cosa lo dicono, in base a quali dati, a quale teoria, in base a quale dimostrazione empirica che non sia quella macroscopica di qualche grafico che non vuole dire nulla? Se me lo dicessero cambierei magari idea, ma mi sembra davvero ingiustificato prestare tale attenzione ad una società di comunicazione che produce documenti di questo genere. Il mio prof di comunicazioni di massa al primo anno di università mi avrebbe riso in faccia e detto di tornare dopo un congruo numero di mesi se avessi prodotto un dossier delirante solo la metà di quello.

In rete bisogna ben fare attenzione tra gli apprendisti stregoni e gli esperti e la difficoltà di calcolare una presunta affidabilità sta proprio in questo; chiunque può dire quello che vuole ed alzare un gran polverone. Trovare risposte è sempre molto più faticoso e meno premiante, anche in termini di visibilità.

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