Ultimi giorni di lavoro, ripresa delle attività.

I giorni ancora da dedicare al salvamento di ignari bagnanti si contano sulle dita di una mano, il pensiero di conseguenza è già tutto rivolto all’infinità di cose da fare da lunedì mattina, preparativi per la partenza, definizione dell’argomento di tesi, riflessioni da esporre e sviluppare sull’ultimo libro che mi è passato tra le mani, Blog generation di Giuseppe Granieri.

Il primo dubbio mi sorge direttamente dal titolo. Quale necessità si aveva di usare l’inglese per il titolo del volume? Generazione blog non sarebbe forse stato più adatto o perlomeno uguale?

Non credo l’inglese sia destinato a sostituire l’italiano, non credo che tutti quanti siano in grado di cogliere le sfumature delle lingue straniere (anche se ammetto la semplicità nel farlo in questo caso) e di conseguenza, non capisco il perché di una tale scelta se non per ragioni che si sviluppano tra l’esotico, il commerciale e una parvenza di serietà che l’inglese regala sempre quando si parla di tecnologia. Tuttavia le nuove tecnologie non hanno alcuna lingua base, su internet ogni comunità dimostra forza e coesione attraverso l’imposizione di una terminologia specifica, così come del proprio idioma. L’italiano ovviamente non è una presenza forte su internet. Se consideriamo oltretutto la scarsa conoscenza delle lingue estere che ci portiamo dietro, ognuno di questi piccoli vezzi, ogni scelta stilistica di questo tipo taglia fuori una fetta degli internauti italiani, scelta poco saggia per chi vede la rete come un mezzo democratico che deve raggiungere tutti gli strati della popolazione. Come dice Granieri tuttavia esiste sempre qualcuno che traduce e rende disponibile agli altri questi documenti e così, nel piccolo di questo post dimostrativo ho tradotto il titolo del suo libro per tutti quanti. Già il problema del digital divide (inteso come incapacità di connettersi e utilizzare le tecnologie digitali per la mancanza dei mezzi tecnici necessari) è preoccupante, se poi aggiungiamo un linguistic divide (come sopra, ma dovuto alla mancata conoscenza delle lingue utilizzate) che potremmo evitare senza alcuna difficoltà allora non ci dimostriamo intelligenti come vorremmo credere….

Non sto ovviamente a proporre con questo una campanilistica difesa della nostra lingua, né voglio evitare che si utilizzino termini stranieri. Mi pare solo scontato come il loro utilizzo debba essere ben calibrato, come debbano essere evitati quando non sono altro che un vezzo che provoca l’esclusione immotivata di una parte dei nostri lettori. Scegliere il nostro lettore modello è un diritto che dobbiamo arrogarci, farlo in maniera inconsapevole può anche semplicemente causare una difficoltà comunicativa fine a sé stessa.

 

Entro qualche giorno, spero, pubblicherò la prima parte della discussione del libro di Granieri, partendo dal prologo, ovviamente.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.