Ho, purtroppo, la consapevolezza di essermi perso la più divertente manifestazione di questa primavera parigina nella notte tra venerdì e sabato. Traduco un articolo apparso su LeMonde del fine settimana perchè, davvero, è troppo divertente questa volta.
Ovviamente mantengo una ferma condanna delle violenze di ogni parte, ma sembra davvero troppo un film “Improbabile” il racconto di questa notte!
A Parigi, una gioiosa “passeggiata politica” notturna

Per sette ore, si son sentiti rivoluzionari, esplorando il pavé parigino in una manifestazione spontanea, goiosa, qualche volta stravagante, contro l’annuncio della promulgazione della legge sul Cpe da Jaques Chirac. Partiti in poche centinaia da Bastille, si sono ritrovati in 4 o 5000 à giocare al gatto e al topo con le forze dell’ordine, a cantare, a ballare, a urlare slogan anti-Cpe durante la notte tra il 31 marzo e il 1 aprile.
Appena terminato l’intervento del capo di stato si erano udite delle girda “Tutti all’Eysée!” e il corteo si era messo in marcia sulle 20.30, con la speranza di raggiungere il palazzo del presidente. “La strada è nostra” scherzava una studentessa. Ma lo slancio rivoluzionario non poteva grandi cose contro i cordoni della gerndarmerie, che bloccavano l’accesso al quartiere presidenziale, e i manifestanti si sono spostati tra una riva e l’altra della Senna, attraverso una marcia di più di 25 km.
Un ambiente gioioso, con musica, bottiglie di birra e tanto vino, si sono avvicinati a luoghi simbolo: l’Assemblée Nationale, sulla quale dozzine di essi hanno urinato in segno di protesta contro questo sistema politico; il Sénat, dove una porta è stata simbolicamente e violentemente abbattuta; la Sorbonne, sempre protetta da barriere antisommossa, dove sporadici scontri hanno avuto luogo, con qualche lancio di pietre e una spruzzata di lacrimogeni, il palazzodi giustizia davantio al quale è stato intonato il tradizionale “Liberate i nostri compagni”.
Dopo le sedi di queste istituzioni, ci voleva un simbolo in più. E la manifestazione, con tutti i suoi partecipanti della sinistra radicale, studenti, sindacalisti e quant’altro, si è diretta verso la collina di Montmatre, fulcro della “Commune de Paris”, la rivolta popolare sciacciata nel sangue nel 1871. Con tranquillità, dopo aver eretto una barricata sulle scale, urlando “Parigi in piedi, risvegliati!, i manifestanti hanno scalato la collina. Attorno ad un fuoco improvvisato acceso davanti al Sacré-coeur hanno intonato l’Internazionale. Alcuni anarhici hanno scritto “Vive la Commune” sulla facciata della chiesa.
La politica non impediva l’umorismo. Al primo piano di un sexy-shop in rue de Clichy le ragazze guardavano la causa di tanto rumore. Solidale con le precarie del sesso la folla ha intonato “Ragazze con noi, ne abbiamo abbastanza di farci inculare!”. Davanti l’Opéra, la folla ha cantato “Pinguini, con noi!” in direzione degli invitati ben vestiti che uscivano. Più tardi, quando alcuni casseurs prendevano di mira un McDonald’s, alcuni manifestanti hanno urlato: “E uno, e due, e tre mesi chiusi”.
I casseurs, giustamente, si sono relativamente ben contenuti fino alle tre del mattino, quando scontri più seri sono scoppiati tra nono e decimo arrondissement davanti all’ufficio di Pierre Lellouche, deputato Ump, infine saccheggiato.
Le forze dell’ordine hanno disperso gli ultimi irriducibili verso le quattro del mattino. Senza mezze misure i giovani portati in questura, una quindicina, sono stati violentemente presi a manganellate, compresi coloro che si trovavano a terra.

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