Lunedì di festa qui in Francia. Bandiere ovunque e un po’ di eccesso nazionalista in ricordo della resa più attesa che la storia ricordi, quella della Germania nazista. Correva l’otto maggio 1945 quando alla radio passò quel secco comunicato di Doenitz che chiudeva sei anni di follia.

E ora, ora che a settembre raggiungeremo i cinque anni di guerra contro il terrorismo, dove saremo? Al punto di partenza, oppure ancora più indietro verrebbe dire, guardando lo stato di salute del mondo, ma l’idea che la cura applicata non giovi al paziente ancora non ha toccato il grande medico. E si continua tra le quotidiane ingiustizie di ogni tipo, da buttare giù senza dire niente.E non parlo solo dei morti in palestina, degli elicotteria abbattuti in Iraq, dei bambini schiavizzati in indonesia, ma anche dei treni che arrivano in ritardo di default, fino a quelli che passano oltre mentre siamo in fila, delle ingiustizie più piccole e che sono parte integrante del nostro modo “civile” di trascorrere le giornate.

Mentre scrivo a casa stanno cercando di mettersi d’accordo sull’impresentabile da presentare come prossimo presidente della Repubblica, vedremo cosa riusciranno a fare.

Intanto, se non fosse abbastanza chiaro non mi vanno bene molte cose fuori da questa stanza (alcune anche qui dentro a dire il vero, ma i conti con me li farò più tardi) e quindi, anche oggi, come ogni giorno, lancio la mia piccola protesta e continuo a guardare tutti quelli che passano oltre, incuranti.

Ora torno alla mia tesina di economia del cinema da completare, forse è meglio del resto…

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