Riporto via Il vento e l’anima un ragionamento di Marco Grollo che condivido praticamente in pieno nei suoi aspetti teorici e che già avevo proposto in passato all’interno della mia realtà locale.

In Italia non ci sono seri esperti di media direttamente implicati nella preparazione delle campagne elettorali.

Inoltre il nostro sistema mediale è fortemente manipolabile e gestibile per via della struttura attraverso la quale si è costituito.

Per procedere ad una valida campagna elettorale bisogna quindi saperlo gestire nel migliore dei modi.

Il problema sorge quando una delle due parti che saranno in competizione alle prossime elezioni non ha i mezzi per competere sullo stesso campo dei propri avversari e, nonostante questo, non cerca di spostare lo scontro su un terreno a lei più favorevole.

Io sono in Francia, non so quale sia il risultato e la veemenza con cui il Presidente del consiglio si sta proponendo in televisione e non posso quindi esprimere giudizi mirati. Ma resto dell’idea che non potendo gareggiare con lui sul piano televisivo sia necessario un netto cambiamento di rotta puntando su un mix mediatico differente.

La necessità di rompere gli schemi del solito vittimismo e di mostrare una propria costruttività, anche aggressiva, è più che evidente.

Il primo punto è sicuramente fare rispettare rigidamente la legge sulla par condicio fino al punto di spiazzare l’avversario costringendolo a rinunciare alle sue apparizioni come suggerische Grollo.

Le elezioni, come sempre negli ultimi anni, si giocheranno sugli indecisi.

Il cercare dei sistemi di comunicazione mirata nei loro confronti insieme al blocco della tradizionale comunicazione utilizzata dal centro-destra dal 1994 ad oggi è l’unica soluzione che il tempo da qui ad aprile ci consente.

Non sfruttare l’occasione come già fatto in passato sarebbe un ulteriore grave errore.

Cominciamo tutti quanti a non utilizzare più il solito nome e a rompere l’attenzione wyldiana da cui è circondato. Passiamo di nuovo a mettere al centro le idee e i progetti perchè noi il ridicolo istrione di turno non l’abbiamo e non lo vogliamo. Rendiamo le nostre mancanze audiovisive dei punti di forza di un programma d’informazione. Facciamo insomma il nostro gioco. Senza aspettare che ci cada dall’alto, che ci giunga da chissà quale delle divisioni interne del centro-sinistra che ci ritroviamo.

Ormai abbiamo tutti scordato che la politica siamo noi. Se c’è un momento buono per manifestare un po’ di indipendenza, beh, il momento è questo.

La rete ad esempio, al di là delle dichiarazioni di circostanza, è un’opportunità che ancora gli stessi internauti non si sono decisi a sfruttare.

Cominciamo a fare girare questo messaggio e a comportarci di conseguenza.

Da cittadini seri e non da monomaniaci da telecomando.

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