Me lo sentivo, me lo aspettavo. Era il momento migliore. Il momento per mischiare definitivamente le carte tra il mondo vecchio e il nuovo e mostrare che l’utopia della rete totalmente o solamente diversa era appunto un’utopia e che bisogna sempre fare i conti col vecchio che si adatta al nuovo. Almeno un po’

Dicevo al BarCamp a Torino che la Francia è un paese più avanti di noi quanto a penetrazione digitale e spiegavo come la politica si stava muovendo per entrare di forza in rete per cercare di piegarla ai propri interessi. E successo ieri quando c’è stata la scenetta di Loic Le Meur che invita all’improvviso (non so in quanti ci credano) esponenti politici alla sua conferenza, badando bene che il suo pupillo sia liberi e l’avversaria principale sia invece lontana. Questi arrivano con i loro fogli già belli che stampati, parlano in francese in una conferenza cui tutti parlano in inglese, neppure guardano la platea, ma si limitano alle telecamere appositamente accorse. Poi se ne vanno.

In serata grande spottone elettorale per Nicolas Sarkozy, passato su tutti i canali come colui che cambierà la mentalità francese, colui che sa ascoltare e sa farsi ascoltare dai più famosi personaggi delle nuove tecnologie.

E questa è la rivoluzione digitale, è il progresso per i nostri tempi.

Un bel gruppo di poveretti che pagano fior di euro per dare affidabilità ad uno spot elettorale vecchia maniera. Wow!

La differenza col passato è che poi questi si lamentano pubblicamente e esprimono il proprio disappunto, si sentono presi per il culo (quello cui un emulo o lo stesso Loic hanno mandato a fare qualcuno dei partecipanti) e dicono che no, non è stato bene e non torneranno. Ma questa volta lo faranno senza telecamere, senza raggiungere i milioni di cittadini non digitali.

Ieri Lele, l’unico italiano che finora ha parlato del fatto entrando un po’ nei particolari, la vedeva come una cosa tutto sommato positiva, che poteva fare bene alla rete, già dubbioso gli ho risposto con un commento. Chi ci ha guadagnato di più sul breve periodo?

Ora che già radio e televisioni qui in Francia tacciono, ora che Sarko e Loic non commentano, non postano (oltre all’offesa di cui sopra, non si sa poi fatta esattamente da chi) e si aspetta di vedere che piega prenderà il tutto, aspettiamo come dice Ludo i nostri. Che rientrino a casa, e dicano la loro. Con alcuni se ne era già parlato, ora come la mettiamo? Che ne pensate?

Io tutto il male possibile, come dicevo i giorni scorsi. E almeno non ho pagato, purtroppo la rete si presta anche a questi giochi. E pensate a cosa succederà quando non saranno fatti male come questo, ma saranno ben più subdoli e difficili da riconoscere.
Bella gatta da pelare allora e già oggi, se vogliamo batterli sul lungo periodo sarà necessario discutere, parlare, dare rilevanza a tutto quello che non si vede fuori dalla rete, ma che hanno costruito proprio grazie ad essa. Siamo un po’ causa e soluzione del problema, ora il resto dipende da noi.

10 thoughts on “Le web 3, ovvero la rete che diventa adulta”

  1. Andrea, pienamente d’accordo con te, come dicevo a vittorio pasteris qualche giorno fa non avevo mai visto una reputazione essere sputtanata cosi in breve tempo! Ora vediamo come vanno i prossimi tempi, anche perché Loic è scomparso dal web da lunedi scorso…

    Gianandrea, comprendo bene come ti senti e sono consapevole della richiesta etica che sale dal marketing, io svolgo ricerche in semiotica dei nuovi media e della pubblicità, figurati! Fai anche caso che probabilmente il mio sguardo è forse troppo critico a volte proprio per via della mia posizione, ma da che mondo è mondo l’etica e l’economia hanno sempre fatto fatica ad accordarsi. Vedremo, seguiremo, proporremo e protesteremo se del caso.

  2. Ho postato ieri i miei commenti al ritorno da Parigi, ma non avevo ancora letto i tuoi. Credo le nostre visioni siano singolarmente sovrapposte.
    Che radio e tv tacciano lì non è comunque gran sorpresa. E comunque il danno per Loic è fatto, si è distaccato dalla sua stessa base. Spero per lui che si arricchisca velocemente, così da poter fare il gesto di restituire l’iscrizione a tutti i convenuti ;-). Non credo gli salverebbe la faccia comunque.

  3. Certamente, ma credo che il problema sia solo aggirato. Se usiamo un blog per creare brand per un’azienda che in seguito ci guadagna. Anche se il blog in se non genera ricavi, cosa cambia in fondo?

    Credo che appena il blogging divenga professionale ci sia un irrigidimento dell’agenda setting e una modifica del suo ruolo. E che questo sia indipendente o quasi dalla stessa volontà di chi scrive sopra

  4. vorrei sottolineare come anche negli utilizzatori della rete e dei blog a livello professionale ( per marketing e comunicazione) vi siano forti correnti di pensiero sulla necessità di un’etica della rete, la trasparenza e l’onestà. ci sono ampi settori bi blogger professionali che rifiutano la logica del pay per blog che sta facendo discepoli negli stati uniti. quindi la linea di separazione tra blogger professionali e amatoriali è più sfumata ancora.

  5. negli stati uniti dilagano i siti pay per blog. ci sono gruppi che oppongono resistenza a questo passagggio, ma molti sono convinti di poter guadagnare con il loro blog e fanno il salto.
    in questi giorni a washington dc c’è la conferenza della womma (associazioni marketing word of mouth) che sta ponendo quesiti etici molto importanti e vedremo che posizioni prenderanno al riguardo. è l’associazione che ha messo in mora edelman dopo il casino combinato con wal-mart.

  6. Già già, stiamo andando verso una separazione tra blogger amatoriali e blogger professionisti dipendenti in qualche modo da reti economiche. Non so come si strutturerà il tutto allora, ci saranno delle ibridazioni inaspettate e cambierà forse anche la filosofia propria del tutto.

    Chissà cosa ci porta il domani e cosa possiamo fare noi per renderlo un po’ meno grigio…

    Bah

  7. ciao Simone.
    come dici tu, era piuttosto prevedibile un epilogo di questo genere. leggiamo i segnali: le web 3 richiede un’organizzazione niente affatto banale, muove un migliaio di persone e per fare queste cose c’è bisogno di soldi. ergo, il salto di qualità è già stato fatto, questa parte della rete (non tutta, perché altri segmenti sono ancora duri e puri) è diventata adulta, è stata sdoganata, è matura per essere venduta un tanto al chilo.
    in italia, finché ce la raccontiamo nei barcamp va ancora bene (e tuttavia come non ricordarsi della conferenza Technorati-Edelman, che secondo me è stata un segnale assai chiaro di quello che sta per succedere), ma aspettiamo un anno ancora e il prossimo natale saremo qui a discutere del perché e del per come questo sia potuto succedere. proprio a noi.
    un saluto

  8. Ciao Vittorio,
    non avevo proprio letto il tuo post o l’articolo sulla stampa. Da quando faccio l’immigrato seguo molto di più i media locali. Comunque stanno apparendo le prime considerazioni dei “nostri” e speriamo ne nasca una discussione di più largo respiro.

    Oggi anche l’edizione web di Libération ha parlato della gaffe comunicativa di Le Meur e Sarkozy, come del resto il sito web di TF1 (ma ovviamente solo sul web), ma i grandi media tacciono ancora…

    Gran brutta storia comunque. la reputazione sputtanata nel più breve tempo possibile della storia??!

  9. ciao
    a dire il vero da ieri sera su lastampa.it e stamane sul mio blog commentavo il casino successo a parigi … considera che alcuni blogger presenti a parigi erano “ospiti” di sixapart azienda di Loïc Le Meur

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