La vicenda Lario-Berlusconi ha tenuto banco nelle ultime 48 ore sui media, non solamente su quelli italiani. Penso abbia avuto un risvolto di massima positivo, al contrario del ragionamento cui molti sono giunti. Per illustrarlo passero a traverso qualche quotidiano estero, perché spesso da fuori, da quaggiù, si vedono le cose con maggiore chiarezza, sia nel bene che nel male.
Parto dal presupposto che l’iniziativa di Veronica Lario é stata lodevole. Lodevole perché a quanto pare è stata utilizzata come una sorta di ultima ratio, dopo svariati rifiuti comunicativi da parte del consorte; lodevole perché si è rifiutata di scendere a giocare in quel teatrino mediatico che lei stessa ha messo in moto, che ha sfruttato quanto a capacità, ma che non apprezza.
Il consorte al contrario è stato messo in crisi, semplicemente si è ritrovato in scacco per un buon numero di ore, passate in riunione coi fedelissimi, cercando una scappatoia dignitosa che non sono stati in grado di trovare. Erano in sei in riunione, non hanno saputo fare altro che scrivere una lettera di scuse, abbastanza patetica tra l’altro.
Una donna, di quelle vere parrebbe, di conseguenza ha messo in scacco il ristretto gruppetto che fino a qualche mese fa era convinto di dirigere il paese verso nuovi lidi, meravigliosi, progressivi e quant’altro.
Detto questo, cosa rimane a qualche ora di distanza di questa baruffa familiare caduta in mano al pubblico?
Probabilmente poco, rimarrà credo una tensione palpabile (che dovrà trovare altri sfoghi) all’interno della famiglia Berlusconi, spero uno scossone all’opinione pubblica.
L’Italia è un paese in cui esiste una parità tra sessi ralativa. Esiste solo in certi campi, in certi ambienti, in certi orari, per il resto siamo ancora molto legati a vecchi stereotipi che sono, appunto famosi nel mondo. Sia il Times che LeMonde ad esempio li riportano bene. (Il Times con un humor del tutto britannico, assai spassoso).
Occorrerebbe quindi ora spostare il giocattolo su un livello più alto, sui principi di base. Questa vicenda ha ulteriormente rimarcato il ruolo ambiguo rivestito dalle donne in Italia in questo debutto di secolo. Modello che deriva direttamente da un certo tipo di cultura che arriva dritto dagli anni ’80 e dall’etica Yuppie vista come restaurazione del decennio tra 68 e 77. E’ la cultura propagandata dalle televesioni, sia commerciali che pubbliche, delle veline e del quiz, dell’apparenza irreale che vuole ad ogni costo sembrare realistica. E’ la filosofia da arricchito, da impreditorotto. E’ l’Italia in cui sono nato, tra le altre cose.
Ecco, credo sia giunto il momento di cominciare a passare oltre, a legarsi ad un contesto più avanzato cercando di togliere predominio a queste sacche di ignoranza e sottosviluppo culturale che ancora controllano troppi centri nevralgici di casa nostra. I cinque anni di centrodestra (e dico questo senza dare giudizi di valore sull’operato materiale del governo) hanno estremizzato questa tendenza fino a creare quegli anticorpi necessari ad andare oltre, sino a darci i mezzi per passare al di là.
Spero ci sia un seguito a questa protesta clamorosa, che ci si faccia sentire, donne, giovani, emarginati. Tutti coloro che per qualche motivo sono oppressi. Un sondaggio di Repubblica dava al 55% coloro che non hanno apprezzato l’uscita di Veronica Lario e che scusano il marito; non vediamolo come un qualcosa di negativo, fino a qualche anno fa sarebbero stati il 65%, ci vuole ancora qualche scossone per diventare maggioranza, avanti allora.
Cominciamo anche una liberalizzazione delle mentalità dell’italiano medio, se riusciamo ad affiancarle a quelle economiche e politiche possiamo diventare un paese civile a tutti gli effetti. E non dipende dal ministro di non so cosa, dipende proprio da tutti quanti.
Basta scuse allora…